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La dichiarazione d’Algeri è tuttora attuale

    Philippe Texier

    in Léo Matarasso, Seminario del 6 dicembre 2008, Cedetim, Parigi

    Ricordare Léo è semplice e difficile allo stesso tempo. Semplice, perché era un amico caloroso e attento, difficile perché era un uomo complesso e molteplice. Certo, era soprattutto l’uomo della lotta per la liberazione dei popoli, il padre della Dichiarazione di Algeri, che gli stava tanto a cuore, ma era anche, come diceva Georges Kiejman, l’avvocato, lo specialista del diritto della stampa, della proprietà letteraria e artistica, l’amico di scrittori, pittori, artisti, giornalisti. Il suo ufficio in rue de Tournon, che condivideva con Georges, era più di un luogo di lavoro, era un luogo di cultura e di lotta.
    Léo era anche un libro di storia, perché era stato coinvolto in tutte le lotte di decolonizzazione e di indipendenza: Vietnam (all’epoca la chiamavano “Indocina”), Algeria e tante altre. Era inesauribile sull’argomento, quando evocava la difesa dei combattenti dell’FLN, la presenza di altri avvocati francesi sul campo, i suoi incontri con i grandi leader del terzo mondo, in Asia, in Africa o altrove. Alcuni di noi hanno pensato di raccogliere questi ricordi, intervistarlo e trascrivere questa memoria storica. Non l’abbiamo fatto ed è un peccato. La sua modestia gli impediva di scrivere di se stesso, eppure aveva così tanto da dire!
    Coerente con i suoi impegni, attivista comunista per tutta la vita, ha saputo lasciare il partito comunista quando le sue convinzioni lo richiedevano. La lotta per i diritti dei popoli, in tutte le sue forme, era comunque il suo punto fermo, il suo ideale, e gli eventi attuali ci mostrano quanto avesse ragione.
    La Lega Internazionale per i Diritti e la Liberazione dei Popoli (si diceva “LIDLIP”) è stata sciolta qualche mese fa. Questo significa che questo tema non è più rilevante? Certamente no. È più vivo che mai. Forse è una certa forma di attivismo che è passata. Per molto tempo, la sezione francese della lega poggiava sulle spalle di Léo, poi ha smesso di riunirsi, poi ha cessato di esistere, come molte altre leghe, che spesso funzionavano sull’energia di una persona o di un piccolo nucleo. A livello internazionale, abbiamo conosciuto il tempo in cui quattro segretari generali, tra cui Jean-Marie Gaubert, un altro instancabile attivista per i diritti dei popoli, hanno cercato di mantenere viva la lega, soprattutto a Ginevra, grazie all’azione vigile di Verena Graf, costantemente sollecitata dai movimenti di liberazione che contavano su di noi, sulla lega, unica ONG capace di portare la loro parola all’ONU. Era molto difficile dire loro che la lega era stata sciolta, perché le leghe nazionali si erano sciolte da sole. Ma, siamo convinti, questa lotta continua sotto altre forme e noi non ne siamo assenti.
    Per concludere sulla Dichiarazione di Algeri, rileggevo, con Léo in mente, le sezioni III, IV e V sui diritti economici e sociali, il diritto alla cultura, il diritto all’ambiente e alle risorse naturali: siamo chiaramente in una situazione di grande attualità. La Dichiarazione di Algeri del 4 luglio 1976 è ampiamente attuale come la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del dicembre 1948, di cui si celebra attualmente il 60° anniversario. L’adozione all’unanimità del Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, il 10 dicembre 2008 a New York, ne è una nuova dimostrazione; questa adozione è stata al centro delle lotte di LIDLIP negli ultimi anni e vi abbiamo partecipato.
    Sono fortemente convinto che se le leghe, nazionali o internazionali, hanno progressivamente cessato di esistere, non è affatto perché la Dichiarazione di Algeri non è più pertinente, ma senza dubbio per varie ragioni congiunturali legate in particolare alla scomparsa di persone con la forza di convinzione e di raccolta di un Léo Matarasso. Lo spirito della Dichiarazione e la lotta comune di Léo ne per la liberazione dei popoli rimangono presenti, anche se si esprimono altrove, o in altre forme, o con altre generazioni. Mentre ci dispiace che l’enorme lavoro di riflessione e di lotta di Léo non abbia potuto essere messo per iscritto, sappiamo che rimane nei nostri ricordi e nelle nostre azioni attuali. Léo era così attivo che non ha avuto il tempo di fermarsi. Egli rimane un esempio per noi.

    Texier, Philippe

    in:

    <strong>Léo Matarasso,
    Seminario del 6 dicembre 2008, Cedetim, Parigi
    Milano, maggio 2009</strong>

    Tag:

    Léo Matarasso