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Ai miei occhi

    Makoto Oda

    in Peuples/Popoli/Peoples/Pueblos N.ro 8 (ottobre 1986)

    Ai miei occhi, il mondo di oggi presenta quattro immagini, quattro immagini che sono interconnesse e poste l’una di fronte all’altra rappresentano il mondo attuale.
    Una delle quattro immagini è quella di un olocausto nucleare. Non ho bisogno di usare molte parole per esprimere il significato diretto di questa immagine, quello che voglio dire è che l’immagine non solo mostra l’attuale crisi del mondo e la minaccia alla continuazione dell’esistenza dell’umanità, ma anche il terribile processo verso la distruzione finale, come l’accumulo di armi, la militarizzazione, l’antidemocratizzazione della società, il cui culmine potrebbe essere definito “fascismo nucleare”. L’immagine di un olocausto nucleare non è solo quella del noto fungo nucleare, ma anche quella di una centrale in rovina, che recentemente, con orrore di tutti, è diventata realtà.
    La seconda immagine è quella della fame in Africa, Asia e altre parti del Terzo Mondo. Abbiamo ormai una certa familiarità con le immagini dei bambini affamati in Africa, ma anche in questo caso l’immagine che ho in mente non chiarisce solo la fame in sé, ma anche la povertà, la disuguaglianza tra “Nord” e “Sud” e tra i privilegiati e gli indigenti nello stesso “Sud” e la continuazione dello sfruttamento nelle sue varie forme che finora ha creato la ricchezza e il potere dei privilegiati del Sud, perpetuando la povertà che ancora prevale nel Terzo Mondo.
    Oltre alle due immagini sopra citate, ne compaiono altre due davanti ai miei occhi. Più che di immagini, si tratta di vere e proprie scene. Una delle due è la scena delle ossa e dei teschi sparsi, quelli delle vittime giustiziate durante il terrificante regime di Pol Pot in Cambogia, in cui mi sono imbattuto quando ho visitato Phnom Penh qualche anno fa e mi sono recato nell’antico luogo delle esecuzioni.
    Dopo essere stato a Phnom Penh, mi sono recato a Ho Chi Minh (ex Saigon) e durante il mio soggiorno ho avuto l’opportunità di visitare l’ospedale dove ho visto ciò che il cosiddetto “Agente Arancio”, usato dagli Stati Uniti per uccidere alberi ed erbe, aveva fatto ai corpi umani. In una piccola stanza dell’ospedale ho visto nascere o essere strappati con la forza dai corpi delle loro madri alcuni bambini deformi. Con corpi che difficilmente potevano essere definiti umani – e allora cos’erano e come li avreste chiamati?
    Questi corpi deformati o frammenti umani rimarranno sempre nella mia memoria. È questa scena la quarta delle immagini con cui mi confronterò sempre.
    Se la scena delle ossa e dei teschi a terra dimostra la cruda realtà ancora esistente in alcuni Paesi socialisti e in alcune parti del Terzo Mondo, una realtà che parte dalla repressione della libertà e dal rifiuto dei diritti umani, per arrivare in alcuni casi estremi ai campi di concentramento e al semplice massacro, le scene dei corpi deformati possono dirsi uno dei tanti esempi di atti disumani che le persone dell’altra parte commettono. In nome della difesa della libertà, credendo e sostenendo che la società in cui vivono e il Paese a cui appartengono siano veramente liberi e democratici, preoccupandosi seriamente della giustizia e dei diritti umani, non solo per loro stessi, ma anche per molte altre persone in tutto il mondo. Il primo caso ci rivela il risultato miserabile e crudele di una politica che un tempo sosteneva di perseguire la liberazione dei popoli, mentre il secondo non solo mostra l’arroganza ignorante di persone che si autoproclamano libere e attente ai diritti umani e che mettono a repentaglio l’esistenza di altre persone, ma ci fa anche capire quanto la scienza e la tecnologia possano essere pericolose e distruttive per gli esseri umani, sostenendo sempre di perseguire il progresso della civiltà.
    Queste due scene, o mie immagini, sono già abbastanza deprimenti, ma ancora più deprimente è la scena in cui i rifugiati che escono da una terra di ossa e teschi, una terra di tormento e oppressione, entrano in una terra che continua a produrre l'”agente arancio” con varie giustificazioni, come la libertà e il progresso, e senza pensare seriamente a cambiamenti fondamentali o alla direzione del loro futuro, basandosi su un riesame totale di ciò che stanno facendo e di quali passi potrebbero compiere.
    Questo è il mondo in cui viviamo oggi; possiamo cercare di non vederle, e forse ci riusciamo, ma queste crude realtà, chiaramente mostrate nelle quattro (o cinque) immagini o scene che ho appena descritto, continuano a esistere; di fronte a queste crude realtà, possiamo facilmente immaginare che sia piuttosto difficile trovare ciò che è buono e ciò che è cattivo, ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. E, allo stesso tempo, di fronte a queste crude realtà, il giudizio sulla giustizia e sull’ingiustizia è necessario ora più che in qualsiasi altro momento della storia umana.
    Per poter esprimere giudizi corretti ora, il concetto stesso di giustizia deve essere totalmente esaminato e devono essere stabiliti i principi fondamentali in base ai quali si può e si deve giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E questi compiti dovrebbero essere svolti non in modo accademico e astratto, ma con i propri sforzi per risolvere i problemi che queste crude realtà pongono nelle scene reali.
    Questo è esattamente ciò che il Tribunale Permanente dei Popoli è stato istituito per fare e ciò che il Tribunale sta facendo del suo meglio. E naturalmente continuerà a farlo, considerandolo come parte dell’intero sforzo degli esseri umani di tutto il mondo per superare i problemi e le contraddizioni del mondo attuale.

    Makoto, Oda
    in: Peuples/Popoli/Peoples/Pueblos N.ro 8 (ottobre 1986)

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