Léo Matarasso
in Marxisme, démocratie et droit des peuples, Hommage à Lelio Basso, Franco Angeli, Milano, 1979
La riunione di Londra del novembre 1966 è talvolta indicata come la prima sessione del Tribunale. È preferibile chiamarla sessione costituente e riferirsi alle sessioni di Stoccolma (2-10 maggio 1967) e Copenaghen (in realtà Roskilde, 20 novembre-1 dicembre 1967) come prima e seconda sessione.
Fin dal suo inizio, il Tribunale si è trovato di fronte a una serie di questioni:
Qual era la natura dell’istituzione così creata? Funzionerebbe come un tribunale che giudica i fatti che gli vengono sottoposti o come una commissione d’inchiesta destinata a far luce su questi fatti? Se doveva essere un tribunale, da dove traeva la sua legittimità? Se doveva giudicare, secondo quali criteri doveva farlo? In altre parole, qual era la legge applicabile? Come sarebbe composto il Tribunale? Quali sarebbero le regole di procedura, le regole di prova? Ci sarebbe un’incriminazione? Chi difenderebbe o almeno presenterebbe il punto di vista del governo americano? La giurisdizione del Tribunale dovrebbe essere limitata ai crimini attribuibili agli Stati Uniti o dovrebbe essere estesa ai governi complici? La giurisdizione del Tribunale dovrebbe essere limitata agli eventi in Vietnam o dovrebbe essere estesa alle azioni americane in Cambogia e Laos? Una volta stabiliti i crimini, si dovrebbero nominare i colpevoli? Se è così, potrebbero essere condannati gli individui – e forse il più responsabile, il presidente degli Stati Uniti d’America? D’altra parte, non era necessario rispondere in anticipo ai critici che non avrebbero mancato di sostenere, da un lato, che il Tribunale era composto da giudici già convinti e, dall’altro, che il Tribunale doveva preoccuparsi anche del modo in cui la guerra era stata condotta dai vietnamiti? Infine, il Tribunale Russell doveva limitarsi a processare i crimini americani in Vietnam o poteva occuparsi o essere investito di altri crimini internazionali?
La Dichiarazione del 15 novembre 1966 fornisce solo risposte parziali a queste domande.
Altre risposte arriveranno più tardi, man mano che il Tribunale sarà istituito, funzionerà e prenderà decisioni.
1. Sulla natura del Tribunale
Sulla natura stessa del Tribunale, Bertrand Russell nel suo appello intitolato “Alla coscienza umana” ha scritto: “…il Tribunale Internazionale funzionerà come una Commissione d’inchiesta… Una sentenza di imitazione non servirebbe alle esigenze del Tribunale. Il Tribunale sarà quindi molto più una commissione internazionale d’inchiesta che, come un gran giurì, avrà prove sufficienti prima facie per indagare sui crimini che crede siano stati commessi.
Tuttavia, la dichiarazione del 15 novembre 1966 afferma: “Abbiamo convenuto di riunirci su invito di Lord Bertrand Russell per esaminare attentamente questi fatti e confrontarli con le regole di diritto che li governano.
Ha aggiunto: “Ci vediamo come un Tribunale che, anche se non ha il potere di imporre sanzioni, dovrà rispondere a domande come Se il Tribunale scopre che uno o tutti questi crimini sono stati commessi, sarà compito del Tribunale determinare chi ne è responsabile.
Così, fin dall’inizio, gli uomini e le donne riuniti a Londra hanno voluto vedersi come un Tribunale e non come una Commissione. Fin dall’inizio, hanno annunciato che avrebbero emesso un giudizio.
2. Risposta alle critiche preliminari
Le migliori risposte alle due principali obiezioni preliminari (giudici convinti in anticipo e rifiuto di giudicare i vietnamiti) furono date da Jean-Paul Sartre, appena eletto presidente del Tribunale, in un’intervista al Nouvel Observateur del 30 novembre 1966.
Non contesta che i giudici del Tribunale Russell siano tutti oppositori schietti della politica statunitense in Vietnam, ma questo non significa che le cose debbano accadere, come ha sostenuto un giornalista inglese, come in “Alice nel paese delle meraviglie”: prima la condanna e poi il processo. In effetti, non si tratta di pronunciare sanzioni che il Tribunale è impotente a far rispettare, ma di “studiare tutti i documenti esistenti sulla guerra del Vietnam, chiamare tutti i testimoni possibili (americani e vietnamiti) e determinare, in tutta coscienza, se certe azioni rientrano nelle leggi che ho menzionato” (in effetti, il diritto internazionale applicabile).
Quanto al rimprovero di non giudicare i vietnamiti allo stesso tempo degli americani, Sartre risponde perentoriamente: “Mi rifiuto di mettere sullo stesso piano l’azione di un gruppo di poveri contadini, braccati, obbligati a far rispettare una disciplina ferrea all’interno delle loro file, e quella di un immenso esercito sostenuto da un paese iperindustrializzato di 200 milioni di abitanti. Inoltre, non sono i vietnamiti che hanno invaso l’America e stanno facendo piovere fuoco su un popolo straniero.
3. Sulla “legittimità”
Una volta chiarita la natura dell’impresa, cioè un Tribunale che si confronta con i fatti e il diritto e che pronuncia una sentenza, e una volta risposto a queste obiezioni preliminari, si pone il problema della “legittimità” di questo curioso Tribunale senza investitura ufficiale e senza alcun potere.
I cittadini comuni potrebbero assumersi il diritto di amministrare la giustizia?
Il dibattito su questo punto prese una piega inaspettata dopo una lettera del generale De Gaulle a Jean-Paul Sartre il 19 aprile 1967. Mentre la prima sessione doveva tenersi a Parigi dal 25 aprile al 5 maggio 1967 e una stanza dell’Hotel Intercontinental era stata affittata allo scopo, si seppe che i membri e i collaboratori del Tribunale provenienti dall’estero non ottenevano i visti per entrare in Francia. Jean-Paul Sartre scrisse quindi al generale De Gaulle a nome di Vladimir Dedijer, che era stato nominato presidente delle Sessioni e al quale era stato appena rifiutato il visto per entrare in Francia. Nella sua risposta del 19 aprile 1967, De Gaulle, dopo aver sottolineato che nulla vietava in Francia (dove “la penna e la parola sono libere”) di criticare la politica degli Stati Uniti in Vietnam e che “non si poteva parlare di tenere in disparte individui le cui tesi sono peraltro, su questo argomento, vicine alla posizione ufficiale della Repubblica francese”, aggiunse: “Non si tratta del diritto di riunione o della libertà di espressione, ma del dovere, tanto più imperativo per la Francia in quanto ha, in sostanza, preso la posizione che conosciamo, di fare in modo che uno Stato con cui è in contatto, e che, nonostante tutte le differenze, rimane uno Stato di libertà di espressione, sia in grado di agire nel rispetto della legge. Nonostante tutte le differenze, rimane il suo amico tradizionale e non è, sul suo territorio, oggetto di una procedura esorbitante per il diritto e la pratica internazionale. Questo sembra essere il caso dell’azione intrapresa da Lord Russell e dai suoi amici, poiché essi intendono dare un aspetto giudiziario alle loro indagini e l’aspetto di un verdetto alle loro conclusioni. Non vi insegnerò che tutta la giustizia, sia nel suo principio che nella sua esecuzione, appartiene solo allo Stato. Senza mettere in dubbio i motivi che ispirano Lord Russell e i suoi amici, devo segnalare che non sono investiti di alcun potere, né incaricati di alcun mandato internazionale e che quindi non possono compiere alcun atto di giustizia.
Di conseguenza, il governo francese è stato costretto ad opporsi allo svolgimento della riunione prevista sul suo territorio.
A questa perentoria messa in discussione della “legittimità” del Tribunale, Jean-Paul Sartre rispose con un articolo sul settimanale Le Nouvel Observateur del 26 aprile 1967. Ha semplicemente ricordato che il Tribunale Russell non era un sostituto di nessun tribunale esistente, che se c’era un diritto internazionale, non c’era un tribunale che lo applicasse.
Infatti, in nome di che cosa è possibile proibire a cittadini comuni che non hanno ricevuto un mandato da nessuno di riunirsi per esaminare le accuse mosse contro uno Stato, per verificare se sono fondate o meno e per dichiararle contrarie al diritto internazionale?
In assenza di una giurisdizione internazionale ufficiale, l’unico ricorso possibile è l’opinione pubblica. Questo ricorso è rafforzato dal fatto che l’opinione pubblica è convinta che il comportamento dello Stato contestato sia non solo moralmente e politicamente riprovevole ma anche illegale.
4. La giurisdizione del Tribunale
La giurisdizione del Tribunale fu definita molto precisamente dai cinque quesiti posti nella Dichiarazione del 15 novembre 1966, la vera e propria Carta del Tribunale: “1) Il governo degli Stati Uniti d’America (e i governi di Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud) ha commesso un’aggressione ai sensi del diritto internazionale? 2) Le forze armate degli Stati Uniti hanno usato o sperimentato nuove armi o armi proibite dalle leggi di guerra (gas, sostanze chimiche speciali, ecc.)? 3) C’è stato, e su quale scala, un bombardamento di obiettivi puramente civili, e più in particolare di ospedali, scuole, sanatori, dighe, ecc. 4) I prigionieri vietnamiti sono stati sottoposti a trattamenti inumani proibiti dalle leggi di guerra, compresa la tortura o la mutilazione? 4) Ci sono state rappresaglie ingiustificate contro la popolazione civile, in particolare con l’esecuzione di ostaggi? 5) Ci sono stati campi di lavoro forzato, deportazioni della popolazione o altri atti che tendono a sterminare la popolazione e che potrebbero essere legalmente caratterizzati come atti di genocidio?
Tuttavia, il Tribunale è stato portato ad estendere la sua giurisdizione in due direzioni: agli stati complici e agli stati vittime. La Dichiarazione di Londra elencava solo i governi di Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud come complici degli Stati Uniti. La sentenza di Stoccolma del 10 maggio 1967, dopo aver dichiarato questi tre paesi colpevoli di complicità degli Stati Uniti nell’aggressione al Vietnam, decise che la questione se la Thailandia e forse altri paesi fossero complici degli atti di cui gli Stati Uniti erano accusati sarebbe stata esaminata nella prossima sessione. In effetti, la sentenza Roskilde del 1° dicembre 1967 ha esteso la complicità nell’aggressione ai governi di Thailandia, Filippine e Giappone.
Per quanto riguarda gli Stati vittime, anche se la dichiarazione del 15 novembre 1966 si riferiva solo al Vietnam, il Tribunale non ha esitato ad esaminare, durante la prima sessione, le violazioni della sovranità, neutralità e integrità territoriale della Cambogia e a condannare tali violazioni, e, durante la seconda sessione, l’aggressione contro il popolo del Laos e a condannarla.
5. Sulla legge applicabile
Non c’è dubbio che per gli iniziatori del Tribunale Russell, il diritto applicabile non poteva che essere il diritto internazionale positivo esistente e, più in particolare, quello emerso dallo Statuto e dalla Sentenza di Norimberga. La dichiarazione del novembre 1966 affermava: “Sembra che questa guerra sia condotta in spregio al diritto e alle consuetudini internazionali. Ogni giorno la stampa mondiale, e in particolare quella americana, riporta fatti che, se provati, equivarrebbero a molteplici violazioni dei principi stabiliti dal Tribunale di Norimberga e delle regole stabilite dalle convenzioni internazionali”.
Nell’intervista del 30 novembre 1966, Jean-Paul Sartre disse: “Non inventeremo nessuna nuova legislazione”.
In effetti, il Tribunale ha ascoltato una relazione introduttiva generale che, nel definire i reati, ha fatto riferimento alla trilogia ormai classica dello Statuto del Tribunale di Norimberga (articolo 6): crimini contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l’umanità, a cui si è aggiunto il crimine di genocidio come definito dalla Convenzione internazionale del 9 dicembre 1948.
Per quanto riguarda i crimini contro la pace, la relazione introduttiva ha ricordato non solo i testi generali che dichiarano illegale l’uso della guerra (Patto Briand-Kellog del 27 agosto 1928, articolo 2, § 3 e 4 della Carta delle Nazioni Unite), ma anche la sentenza di Norimberga e la risoluzione unanime delle Nazioni Unite dell’11 dicembre 1946, che si può considerare che hanno sancito la natura penale dell’uso della guerra nel diritto internazionale positivo. Ma così come il Tribunale di Norimberga aveva esposto e studiato gli accordi specifici violati dalla Germania, il Tribunale ha studiato con particolare attenzione gli accordi di Ginevra del 1954 che avevano creato uno stato di diritto in Vietnam la cui violazione aveva portato ad uno stato di guerra. I dibattiti della prima sessione dovevano dimostrare, nel modo più vivido, come l’aggressione americana avesse assunto la forma di una violazione successiva delle varie disposizioni degli accordi di Ginevra.
Per quanto riguarda i crimini di guerra in quanto tali, il Tribunale Russell ha fatto riferimento alle leggi di guerra come risultano dalle Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907 da un lato, e le Convenzioni di Ginevra del 1949 dall’altro. Rapporti specifici sono stati presentati alla Commissione sulle disposizioni di queste convenzioni riguardanti i prigionieri di guerra e le popolazioni civili.
Nonostante la volontà del Tribunale di non innovare e di applicare quello che considerava il diritto positivo, si poneva il problema di sapere se questo diritto non fosse in evoluzione e se non dovesse, per certi aspetti, essere chiarito. A questo proposito, il rapporto sintetico di Lelio Basso alla sessione di Stoccolma contiene una notevole analisi del concetto di aggressione. Ha dichiarato, tra l’altro: “Per determinare l’aggressore nel presente caso e per definire, se necessario, i crimini commessi, non si può fare riferimento solo alla sentenza di Norimberga, perché la politica si evolve, le situazioni cambiano e i metodi di azione cambiano, e il diritto deve seguire questa evoluzione se non vuole rimanere fissato su una realtà superata. L’aggressione è un tipico esempio di questi cambiamenti: mentre la coscienza universale e il diritto internazionale condannano senza riserve l’aggressione armata diretta, l’aggressore ricorre a forme nuove, più sottili e più nascoste. Il Vietnam è un caso emblematico”.
6. Composizione e organi del Tribunale
Nella riunione di Londra, è stato adottato un insieme di “regole” per il Tribunale. Consistevano in 12 articoli divisi in quattro sezioni: giurisdizione, composizione, organi, funzionamento.
Per quanto riguarda la composizione, l’articolo 2 elencava i nomi delle 16 persone che avevano accettato di essere membri del Tribunale, l’articolo 3 prevedeva che il Tribunale potesse aggiungere nuovi membri accettati all’unanimità dai 16 originari, l’articolo 4 permetteva a ciascun membro di nominare un supplente senza diritto di voto, e l’articolo 5 richiedeva un quorum di almeno la metà dei membri affinché una riunione plenaria fosse valida.
Gli organi del Tribunale erano la Presidenza, il Segretariato, il Comitato esecutivo, le Commissioni tecniche e le Commissioni d’inchiesta.
Anche se le regole sulla composizione del Tribunale non hanno posto particolari problemi, non si può dire che le disposizioni del regolamento sugli organi del Tribunale siano state sempre pienamente rispettate.
7. Procedura e regole di prova
Questa questione era di grande preoccupazione per i membri laici del Tribunale, ma era di secondaria importanza per i membri della Commissione Giuridica.
Sostenevano che le regole procedurali e probatorie variavano ampiamente da paese a paese e che non esistevano standard internazionali a questo proposito. Hanno ricordato l’articolo 19 dello Statuto di Norimberga: “Il Tribunale non è vincolato da regole tecniche relative all’assunzione delle prove. Adotta e applica, per quanto possibile, procedure rapide e informali e ammette qualsiasi mezzo che abbia valore probatorio.
In effetti, tutti i problemi relativi alla procedura sono stati risolti pragmaticamente. Per esempio, c’era la questione di come doveva essere condotto l’esame dei testimoni. Secondo la procedura penale negli Stati Uniti, i testimoni sono interrogati in successione dalla difesa e dall’accusa sotto l’arbitrato del presidente che non fa domande ma decide sull’ammissibilità delle domande poste. Nel diritto francese, i testimoni sono interrogati solo dal presidente. Si decise che i testimoni avrebbero deposto per primi, senza essere interrotti, e poi ogni membro del Tribunale che lo desiderasse avrebbe posto delle domande. Questo ha prodotto un risultato eccellente e un procedimento molto vivace.
Per quanto riguarda le prove, sono state tutte ammesse. Il Tribunale aveva a disposizione una straordinaria documentazione scritta, fotografica e persino cinematografica. Ha sentito molti testimoni da entrambe le parti del Vietnam, dagli Stati Uniti e da altri paesi. I rapporti gli venivano presentati sia dagli investigatori che aveva inviato sul posto, sia dagli esperti più qualificati e diversi: storici, giuristi, militari, scienziati, ecc… A tutto questo si aggiungevano reperti, campioni di armi e prodotti, accompagnati dai risultati degli esperimenti effettuati su di essi.
8. La difesa degli Stati Uniti
La dichiarazione di Londra del novembre 1966, riprendendo un’idea contenuta nell’appello di Bertrand Russell, invitava il governo degli Stati Uniti “a presentare o a far presentare qualsiasi prova pertinente e a incaricare i suoi funzionari o rappresentanti di comparire davanti a noi a sostegno delle sue opinioni”.
Non sorprende che non ci sia stata alcuna risposta a questo invito, anche se è stato ripetuto più volte durante le sessioni. Tuttavia, Dean Rusk, allora segretario del Dipartimento di Stato, disse alla stampa che non aveva intenzione di “giocare con un inglese di 94 anni”, al che Jean-Paul Sartre diede una risposta sprezzante all’apertura della sessione del 4 maggio 1967. Tutti coloro che avevano ascoltato il giorno prima i rapporti sulle bombe a palla e il bombardamento sistematico degli ospedali erano indignati dalla volgarità dell’unica risposta americana all’invito del Tribunale.
Nonostante questa lacuna, gli argomenti e le opinioni degli Stati Uniti sono sempre stati considerati dal Tribunale. Per esempio, nella sentenza che ha chiuso la sessione di Stoccolma, si legge: “Il Tribunale era ansioso di esaminare attentamente gli argomenti presentati nei documenti ufficiali degli Stati Uniti per giustificare la legalità del loro intervento in Vietnam. Particolare attenzione è stata data al documento intitolato “Memorandum legale sulla legalità della partecipazione degli Stati Uniti alla difesa del Vietnam”
9. Indicazione dei responsabili
La Dichiarazione di Londra, dopo aver elencato le 5 domande a cui il Tribunale deve rispondere, aggiunge: “Se il Tribunale trova che uno o tutti questi crimini sono stati commessi, spetterà al Tribunale determinare chi ne ha la responsabilità”.
Il Tribunale avrebbe dovuto applicare gli articoli 7 e 8 dello Statuto di Norimberga nella sua ricerca di responsabilità: il primo prevede che “la posizione ufficiale degli accusati, sia come capi di Stato che come alti funzionari, non sarà considerata … come una scusa assoluta”, il secondo che “il fatto che l’accusato abbia agito secondo le istruzioni del suo governo non lo solleva dalla sua responsabilità”.
Questo avrebbe costretto il Tribunale a cercare le responsabilità individuali dal basso e avrebbe inevitabilmente portato alla condanna di Lyndon Johnson, allora presidente degli Stati Uniti d’America.
Tuttavia, in Francia, il luogo inizialmente previsto come sede delle sessioni del Tribunale, la legge punisce, come reato, il semplice reato di insulto a un capo di stato straniero, e questo è senza dubbio il caso nella legislazione di diversi paesi.
Alla fine è stato quindi concordato che non saranno fatti i nomi di individui riconosciuti colpevoli di crimini. Questa decisione era in linea con quanto era stato detto sulla legittimità del Tribunale. Sartre, nel suo discorso inaugurale, dichiarò: “Non abbiamo il potere né di condannare né di assolvere nessuno. Quindi non ci sarà un pubblico ministero. Non ci sarà nemmeno un’accusa in quanto tale”.
10. La continuazione del Tribunale Russell
L’impatto internazionale del Tribunale Russell, dopo la sua prima sessione a Stoccolma, è stato tale che ha ricevuto numerose richieste da vari paesi per rinviare casi diversi dal Vietnam.
All’unanimità, meno un voto e un’astensione, il Tribunale ha deciso di limitare la sua “attività alla guerra del Vietnam fino a quando l’aggressione e il genocidio in Vietnam e nei paesi vicini non saranno cessati”.
Infatti, il Tribunale Russell, così come era stato costituito a Londra nel novembre 1966 e come si era riunito a Stoccolma e Copenhagen nel 1967, non si sarebbe mai più riunito. Fu solo alcuni anni dopo che Lelio Basso prese l’iniziativa di un secondo Tribunale Russell, completamente separato dal primo, dedicato all’America Latina.
Questa breve panoramica delle varie questioni legali che hanno affrontato il Russell Tribunal mostra che le domande hanno avuto una risposta, per lo più pragmatica, man mano che si presentavano. La pratica ha preceduto la teoria.
Tuttavia, la preoccupazione costante del Tribunale è stata quella di assicurare un esame scrupoloso dei fatti e un’argomentazione giuridica irrefutabile. Questa duplice preoccupazione, ancor più dell’autorità del suo fondatore e dei suoi membri, spiega la profonda influenza del lavoro del Tribunale.
in: Marxisme, démocratie et droit des peuples, Hommage à Lelio Basso, Franco Angeli, Milano, 1979