Giorgio Dedegikas
in Léo Matarasso, Seminario del 6 dicembre 2008, Cedetim, Parigi
Nell’ambito delle attività collaterali del Congresso ho avuto la fortuna di accompagnare Léo Matarasso e Giancarla Codrignani a Capo Sunio; alla guida della macchina era Gianna Kurtovik, nota penalista greca. Era la prima volta che incontravo Leo e mi colpì subito il suo comportamento: semplice e gentile, sobrio e immediato. Il suo modo pacato di conversare, l’interesse per le cose visitate, le sue osservazioni.
Abbiamo seguito la via del mare, incontrando piccole spiagge e insenature in un ambiente non ancora inquinato dall’edificazione selvaggia. Procedevamo tra i colori vivi dell’autunno e la quiete e la vastità dell’orizzonte lontano. Non siamo andati direttamente a Capo Sunio; seguendo una strada secondaria ci siamo diretti verso le antiche miniere di argento. Abbiamo attraversato villaggi poveri dalle case sparse e basse, mentre ogni tanto apparivano, quali sculture moderne, macchinari arrugginiti abbandonati dal periodo più recente delle attività minerarie del luogo. Giunti a Làvrio siamo passati dalla zona delle case dei minatori che lavoravano negli stabilimenti della Società Serpieri, che dalla fine del 1800 aveva lo sfruttamento dei giacimenti minerari. Di là, fiancheggiando la vecchia linea ferroviaria che collegava Làvrio con Atene, abbiamo visto il teatro antico addossato alla base di un’alta collina. Il teatro – a pianta ellittica – nella sua parte destra è scavato nella roccia e il resto è costruito in pietra e volge la concavità verso il mare. Ma quel che meraviglia è che, alla sinistra, attaccato al teatro, si trova l’ingresso di una delle gallerie! Inoltre, sempre alla sinistra, ben visto, si trova uno dei tantissimi lavatoi del minerale, con un ingegnoso sistema per recuperare e riutilizzare l’acqua. Un altro ingresso si trova un po’ più lontano alla destra del teatro e non è difficile individuare, salendo il pendio, i pozzi di aerazione delle gallerie, costruiti ad arte.
Dopo un breve giro siamo tornati a sedere sulle pietre dure del teatro, a vedere il mare in lontananza, nella quiete del paesaggio. Poi siamo ripartiti per Capo Sunio.
Alto sul promontorio il tempio di Poseidone/Nettuno. Tutto intorno il mare e lontano ad ovest le montagne del Peloponneso. Su una delle colonne frontali di destra figura il nome di Lord Byron scritto di proprio pugno. D’estate è meraviglioso vedere il tramonto del sole. Ma ora è autunno e ci sono nuvole basse sulle montagne. Tutti intorno a parlare a bassa voce. Siamo rimasti a lungo a guardare i colori cambiare dall’azzurro al violetto, intenti a decifrare il silenzio eloquente delle vestigia antiche.
In una piccola trattoria, parlando del Congresso della Lega, degli impegni e delle sfide, e ignari dei ribaltamenti che sarebbero avvenuti tra non molto nel mondo, terminò questa indimenticabile gita.
A volte capita una strana coincidenza: ci si sente identificati con lo spazio e il tempo vissuti, come se fossero una proiezione del nostro essere. Così la memoria dei fatti, dei pensieri, delle sensazioni condivise sono fattori inscindibili della personalità di chi le ha vissute. E’ la magia di alcuni momenti importanti della nostra vita. Dedegikas, Giorgio
in: <strong>Léo Matarasso,
Seminario del 6 dicembre 2008, Cedetim, Parigi
Milano, maggio 2009</strong>