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La Corte internazionale di giustizia condanna gli Stati Uniti per le sue azioni contro il Nicaragua

    Léo Matarasso

    in Peuples/Popoli/Peoples/Pueblos, n.ro 8 (octobre 1986)

    Il 27 giugno scorso la Corte Internazionale di Giustizia (C.I.G.), che ha sede all’Aja, ha emesso la propria sentenza nella causa che vedeva contrapposti gli Stati Uniti e il Nicaragua. La Corte ha condannato gli Stati Uniti in una sentenza di 141 pagine ampiamente motivata con un dispositivo di 16 punti di cui la maggioranza è stata votata con 11 voti contro 4 e certuni per 12 voti contro 3 e altri persino con 14 voti contro 1.
    La difficoltà principale incontrata dalla Corte consisteva nel fatto che il Nicaragua aveva basato la propria denuncia sulla violazione, da parte degli Stati Uniti, degli obblighi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite e in quella dell’Organizzazione degli Stati Americani. Ora gli Stati Uniti nel loro atto di adesione alla giurisdizione della C.I.G. avevano esplicitamente escluso la sua competenza nelle controversie riferite a trattati multilaterali, come indubbiamente è il caso per la Carta delle Nazioni Unite e dell’OSA.
    In un primo momento, senza affrontare il problema di fondo, la C.I.G. si era dichiarata competente1.
    Esaminando in seguito il nocciolo del problema la C.I.G. ha ammesso che i testi chiamati in causa dal Nicaragua erano dei trattati multilaterali, ma riteneva che niente le impedisse di far riferimento ad altre fonti del diritto e in particolare al diritto internazionale consuetudinario.
    Essa si è basata essenzialmente su alcuni principi fondamentali del diritto consuetudinario, quali il principio di non intervento negli affari interni di uno stato sovrano e il principio di non ricorso alla forza per regolare le controversie internazionali. Poco importa che questi principi siano ripresi e dettagliati nei trattati multilaterali. Essi rimangono sempre principi fondamentali, fonti consuetudinarie del diritto internazionale da non confondersi con i trattati che talvolta ne costituiscono l’applicazione.
    Sono i principi che gli Stati Uniti hanno violato addestrando, equipaggiando, finanziando e approvvigionando i cosiddetti “contras”, attaccando porti o collocando mine nelle acque del Nicaragua.
    La Corte ha giudicato che gli Stati Uniti hanno l’obbligo, nei confronti del Nicaragua, di porre rimedio ai danni causati da tali violazioni. La Corte non ha stabilito l’ammontare di questa riparazione riservandosi di farlo in seguito.
    Il merito della sentenza risiede nel fatto di aver dimostrato che certi principi giuridici fondamentali sono, come è stato ben sottolineato dalla professoressa Monique Chemillier-Gendreau, “non aggirabili”2.
    Non bisogna però vedere nella decisione della C.I.G. una interpretazione audace della legge internazionale. La sentenza è redatta in termini moderati, e la sua forza risiede nel fatto che è conforme al più classico diritto internazionale degli stati. Questo la rende difficilmente contestabile e spiega il relativo silenzio di certuni mass media.
    Ed è anche questa conformità al diritto degli Stati che ne fa una vittoria politica e morale del popolo del Nicaragua.

    1 si veda Rodolfo Mattarollo, ”La denuncia del Nicaragua contro Washington alla Corte dell’Aja”, Le Monde Diplomatique, luglio 1985.
    2 si veda l’importante articolo della professoressa Monique Chemillier-Gendreau, “Come la Corte dell’Aja ha condannato gli Stati Uniti per il loro comportamento nell’America Centrale”, Le Monde Diplomatique, agosto 1986.

    Matarasso, Léo

    in: Peuples/Popoli/Peoples/Pueblos, n.ro 8 (octobre 1986)

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